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Ghesc project

Un luogo può essere rivitalizzato e sviluppato attraverso la ricerca e l'accoglienza di persone provenienti da tutto il mondo.

Un piccolo villaggio di otto edifici abbandonato da decenni è diventato così il centro delle attività e delle ricerche sull'architettura tradizionale organizzate dalla Fondazione Canova. 
La dimensione fortemente locale si misura con la scala globale in un proficuo e vicendevole scambio di saperi e conoscenze. 

Il progetto di recupero

La parte pubblica del borgo corrisponde ad un insieme di edifici di proprietà della Fondazione Canova, acquistati a partire dal 2010, sui quali ogni anno vengono organizzate le attività didattiche. La restante parte del villaggio (cinque case) è destinata alle abitazioni private, due delle quali hanno già avviato la fase di recupero architettonico.


I progetti per il riuso degli edifici si basano su presupposti condivisi dai partecipanti e prevedono la ricostruzione dei corpi di fabbrica con il reimpiego dei materiali da crollo, in un’ottica di continuità con le tecniche tradizionalmente adottate nei secoli. 

Casa Alfio

Nel 2007, due soci attivi della Fondazione – Maurizio Cesprini e Paola Gardin - decidono di acquistare un edificio del borgo, svolgendo direttamente i lavori di recupero, con un approccio basato sulla valorizzazione dell'esistente e sull’uso di materiali sostenibili. Dal 2012 Maurizio e Paola vivono stabilmente a Ghesc. Ad aprile 2018 i residenti del borgo sono aumentati, con la nascita del loro primo figlio, Emil. 
Nel 2015 Casa Alfio ha ricevuto un riconoscimento speciale da parte della giuria del prestigioso premio internazionale sull’edilizia sostenibile nelle Alpi “
Constructive Alps”.

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